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LA FOTOGRAFIA PAESAGGISTICA E DI VIAGGIO
Appunti di Paolo Cordelli
   
   
1.   I Preliminari: trovarsi nel luogo giusto al momento giusto
     
La programmazione   I risultati fotografici di un viaggio o di una escursione sono sempre condizionati da un insieme di fattori che devono essere considerati ancor prima di iniziare a scattare. Tra questi fattori, i principali sono rappresentati dal limitato tempo a disposizione, dalle condizioni atmosferiche, dalla fortuna.
Ottimizzare i tempi di visita, significa cercare di trovarsi nel luogo giusto al momento giusto massimizzando in questo modo i risultati fotografici.
Per questo prima di partire è opportuno che venga attentamente formulato il programma di viaggio, con la sequenza delle tappe in funzione dei luoghi ritenuti fondamentali, dei tempi di soggiorno e di quelli di spostamento. In genere conviene programmare gli spostamenti nelle ore centrali della giornata, quando il sole è molto alto e la luce meno attraente per la fotografia; arrivare in un luogo nel pomeriggio e ripartire nella tarda mattinata del giorno dopo consente di cogliere quasi tutte le opportunità 
    fotografiche in termini di condizioni ottimali di luce, di esposizione del soggetto (ad es. migliore di mattina piuttosto che nel pomeriggio) e di condizioni atmosferiche (ad es. nel pomeriggio di arrivo è brutto tempo ma alla mattina potrebbe migliorare), ecc..
Pertanto, studiate in precedenza le cartine, le guide, anche le cartoline, per cercare di capire quali sono i luoghi di maggiore interesse fotografico e, se possibile, qual' è il momento migliore per fotografare.
    Scattate nelle ore in cui la luce è migliore (in genere all'alba/prima mattina o al tardo pomeriggio/tramonto); questo può richiedere un certo sacrificio fisico, ma determinerà un sensible miglioramento delle vs. foto, senza particolari necessità di conoscenze tecniche. Nelle giornate limpide è possibile sfruttare anche le ore centrali (il filtro polarizzatore aiuta). Anche nelle foto in città le ore centrali possono essere le migliori, perchè il sole più basso potrebbe creare tra i palazzi dei forti contrasti tra zone differentemente illuminate.
In generale quindi abituatevi a vedere come cambia la luce durante la giornata e quali sono i diversi effetti che questa produce su un dato soggetto che vi interessa.
   
Punti panoramici   Studiate, allo stesso modo in anticipo, anche quali sono i possibili punti panoramici, come terrazze, torri, colline, ecc.. Le viste dall'alto sono sempre molto efficaci: utilizzando diversi obiettivi ed inquadrando nelle diverse direzioni si possono scattare molteplici immagini, restando praticamente nella stessa posizione.
   
     
2.  La Tecnica: il compromesso tra 3 variabili
     
Il compromesso: tempo, diaframma, profondità di campo   Una fotografia è sempre il risultato di un compromesso tra le tre variabili fondamentali: TEMPO DI SCATTO, APERTURA DEL DIAFRAMMA, PROFONDITA' DI CAMPO (pdc).

                   
  f          2,8         4        5,6        8       11      16       22

                      t      1/1000    1/500   1/250   1/125   1/60    1/30    1/15

                   pdc      --  ................................................................ +


Tempi veloci, cui corrispondono diaframmi più aperti, consentono di scattare a mano libera e di congelare un soggetto in movimento, ma determinano anche una minore profondità di campo (pdc); viceversa, tempi lenti, cui corrispondono diaframmi più chiusi, determinano una maggiore pdc, ma non consentono di scattare a mano libera (necessità del cavalletto) e subiscono maggiormente il rischio di movimento del soggetto (es. giornata ventosa).
    Si può pertanto trovare la combinazione migliore calcolando la DISTANZA IPERFOCALE ossia il punto di messa a fuoco in cui tutto ciò che si viene a trovare fra metà di questa distanza e l'infinito cade all'interno della pdc e pertanto risulterà a fuoco (utilizzare la scala dellla profondità di campo indicata sul barilotto dell'obiettivo).
Il metodo comunque più pratico è quello di utilizzare il comando automatico di controllo della pdc (che ogni macchina dovrebbe possedere).
 
Sensibilità della pellicola   La sensibilità della pellicola, espressa in ISO o ASA, rappresenta in realtà la quarta variabile dell'esposizione. Utilizzando, infatti, pellicole più sensibili (numero ISO maggiore, cosiddette veloci) si ottengono, a parità di luce e di apertura di diaframma, tempi più veloci. Questo consente di scattare maggiormente a mano libera o di utilizzare diaframmi più chiusi per aumentare la profondità di campo. Il limite delle pellicole più sensibili è la grana, quindi la definizione, e la resa dei colori. Queste ultime qualità, infatti, sono esaltate dalle pellicole meno sensibili (con ISO minore, cosiddette lente), il cui uso spesso necessita del cavalletto. 
Esposizione   La corretta esposizione di una scena non dipende dalla semplice misurazione dell'esposimetro, ma dalla interpretazione di quella misurazione. Un suggerimento per controllare la corretta esposizione di una scena è quella di partire dall'inquadratura che si desidera e di muovere la macchina lungo tutta l'area dell'immagine. Potrete accorgervi che questa non presenta una luminosità omogenea. Misurate quindi il grado di contrasto tra le diverse zone e, una volta ricomposta l'inquadratura valutate l'eventuale necessità di apportare delle correzioni (sovraesposizione  o sottoesposizione) alla lettura suggerita dalla macchina, tenendo conto del tipo di esposimetro utilizzato. Ad es. l'esposimetro più classico, con "lettura media con prevalenza al centro", tenderà a dare priorità alla porzione centrale dell'inquadratura; se però questa presenta una luminosità maggiore, le altre zone risulteranno sottoesposte (o viceversa sovraesposte nel caso di minore luminosità della zona centrale). 
    Queste valutazioni devono essere fatte soprattutto quando, usando obiettivi grandangolari o semi-grandangolari, si compongono immagini con il soggetto principale in primo piano, che non ricade nella zona centrale dell'inquadratura.
Apportare variazioni alla lettura base dell'esposimetro consente anche di ottenere effetti più particolari come una maggiore saturazione dei colori.
Saturazione dei colori  
I colori saturi di una fotografia dipendono da diversi elementi, alcuni non tecnici quali l'orario della ripresa e le condizioni atmosferiche, ed altri tecnici, come l'uso del filro polarizzatore e la tecnica di sottoesposizione. Quest' ultima tecnica risulta efficace nel caso di illuminazione frontale della scena (il sole alle spalle del frotografo) e consiste nel sottoesporre di 1/2 stop o anche di 1 stop la misurazione suggerita dall'esposimetro della vs. macchina, agendo sui tempi o sul diaframma (ricordando sempre gli effetti in termini di pdc) (es. esposizione suggerita = f 8 - 125 sec., esposizione adottata pari a - 1 stop = f 8 - 250 sec. oppure f 16 - 125 sec.).
Non tutte le pellicole sopportano tutti i livelli di sottoesposizione; ad es. la Fuji Velvia 50 ISO presenta già normalmente una forte saturazione dei colori (si sostiene che in realtà sia un 40 ISO) e tollera una sottoesposizione di 1/2 stop oltre la quale l'immagine perde molta luminosità (scarsa latitudine di posa).
     
     
Bracketing   Non bisogna sempre essere sicuri di aver correttamente interpretato l'esposizione di una scena. Nel caso infatti di situazioni difficili, come scene fortemente contrastate, notturni, contoluce, ed in genere in tutte le situazioni di incertezza, è consigliabile effettuare più scatti della stessa composizione con esposizioni diverse; in genere è sufficiente +/- 1/2 stop (max per Fuji Velvia) o +/- 1 stop. 
   
Luce diffusa   Le condizioni di luce diffusa di una giornata nuvolosa (anche piovosa) o di una zona in ombra sono ideali per alcuni tipi di soggetti quali il bosco, i ritratti ed in genere i particolari. In particolare nel fotografare un bosco, la luce diffusa di una giornata con cielo nuvoloso consente di mettere in risalto tutti i particolari e tutta la gamma di colori (anche in maniera satura), evitando i forti contrasti (a volte ingestibili) che in una giornata soleggiata si verificano tra zone in ombra e zone più esposte.  
   
Tramonto   Misurate l'esposizione sulla porzione di cielo adiacente al sole, che presenta una luminosità media; una misurazione diretta sul sole comporterebbe una forte sottoesposizione degli altri elementi della composizione, mentre una misurazione su una zona scura comporterebbe una forte sovraesposizione con perdità di saturazione dei colori.
Un filtro digradante arancione, utilizzato in controluce con il sole ancora relativamente alto può dare un effetto di tramonto, sebbene artificioso, molto grafico. Sfruttare in ogni caso gli elementi del paesaggio come silouette, facendo attenzione nel ricercare una posizione in cui questi ben si staglino nel cielo.
   
Notturno   Fotografate al crepuscolo quando il cielo presenta ancora una certa colorazione ed i monumenti sono illuminati; usare il cavalletto con lo scatto flessibile e la posa B. Calcolate la combinazione diaframma/tempo considerando che ad intervalli pari ad 1 stop di maggior chiusura/apertura del diaframma corrisponde un raddoppio/dimezzamento del tempo di esposizione.  
    Es.: calcolate l'esposizione alla massima apertura su una porzione di cielo mediamente illuminata (ad es. f 2,8 - 1 sec.); chiudete progressivamente il diaframma e ricalcolate il tempo (es. combinazioni successive f 4 - 2 sec.; f 5,6 - 4 sec.; f 8 - 8 sec; ecc..); una volta scelta la combinazione preferita usate la posa B (in genere necessaria per tempi superiori ad 1 sec.) ed avvaletevi di un orologio per contare i secondi. E' fondamentale provare diverse esposizioni (bracketing) in genere intervallate di 1/2 stop; è più facile agire sui tempi in posa B sempre verificati con il proprio orologio (es. esposiz. iniziale f 8 - 8 sec., provate f 8 - 12 sec. (+1/2 stop) oppure f 8 - 16 sec. (+1 stop)).  
    Questa tecnica risulta efficace anche per creare un effetto mosso e di luce diffusa sulle superfici d'acqua (es. i riflessi su un fiume, o le onde che si infrangono su una costiera).
A diaframmi particolarmente chiusi, le luci dei lampioni risulteranno con un leggero e piacevole effetto stella.
   
Notturni con luna (doppia esposizione)    Metodo A:
il corpo macchina deve avere il comando di ricarica senza avanzamento della pellicola (chiaramente è necessario anche il cavalletto e lo scatto flessibile). In questo caso, effettuate un primo scatto della vista notturna, avendo cura di lasciare (e di ricordare qual è) la porzione di cielo libera (anche da nuvole) su cui si vuole collocare successivamente la luna. Successivamente ricaricate la macchina senza avanzamento della pellicola e componete per la sola luna (senza nuvole o altri soggetti) collocandola nella zona precedentemente identificata.
L'esposizione corretta della luna, con un obiettivo normale/medio-tele è di 1/125 sec. - f 8; infatti la luminosità della luna è molto elevata e tale esposizione consente di non perdere i dettagli interni dei crateri. L'area di cielo intorno alla luna non influenzerà lo scatto precedente perchè è nera o comunque priva della della luminosità necessaria per imprimere la pellicola. Nel fotografare con il secondo scatto la luna potete cambiare l'obiettivo per scegliere la dimensione più appropriata.
    Metodo B:
è più elaborato ma non necessita del comando di ricarica senza avanzamento della pellicola e consente di comporre più soggetti diversi con la luna. Consiste nello scattare un intero film di viste notturne varie, successivamente ricaricare il fim ripetere tutti gli scatti soltanto con la luna. Le accortezze che bisogna seguire sono ricaricare la pellicola una seconda volta esattamente come la prima (aiutarsi con un segno sulla pellicola stessa) ed appuntarsi, per ogni posa, qual'è la zona destinata per la luna. 
   
3.  L'Attrezzatura: completa ma anche più leggera possibile
     
Corpi macchina   E' preferibile portare 2 corpi macchina in quanto in genere, se possiedono differenti funzionalità si completano, mettono al riparo da eventuali rotture, consentono di utilizzare pellicole differenti (es. una lenta ed una veloce); un corpo semi-manuale (controllo della profondità di campo, riavvolgimento della pellicola manuale, doppie esposizioni, ecc.), l'altro moderno (autofocus, motorizzato, sempre però con controllo della profondità di campo); 
Obiettivi   Dal 20mm al 300 mm; gli zoom come un 28-80mm o un 80-200mm risultano molto pratici.
Cavalletto   Usate il cavalletto per una composizione più attenta e per ottenere la massima nitidezza. Scattare a mano libera con tempi lenti infatti comporta il rischio di foto mosse o al meglio poco nitide.
Una regola di riferimento è quella di considerare come limite per scattare a mano libera il tempo più vicino alla lunghezza focale dell'obiettivo che si sta utilizzando (es. 28mm = 1/30 sec.; 50mm = 1/60 sec.; 135mm = 1/125 sec.; ecc..).
Scatto flessibile   Evita il rischio di muovere la macchina (con la pressione diretta sul pulsante di scatto), anche se montata sul cavalletto, agendo a distanza.
In alternativa, ma con tempi di operatività molto più lunghi (attesa di ca. 10 sec.) si può utilizzare il comando si autoscatto.
Filtri   Polarizzatore: intensifica i colori della scena eliminando i riflessi (in particolare del cielo e delle foglie/prati verdi), aumenta il contrasto delle nuvole nel cielo, elimina i riflessi sulla superficie dell'acqua (evidenziando così il colore del fondale); il filtro presenta una ghiera girevole e l'effetto può essere direttamente misurato e valutato. L'uso di questo filtro determina tuttavia una perdita di luminosità di ca. 2 stop che, quindi, può limitare la possibilità di scattare a mano libera se si vuole mantenere la profondità di campo; sulle macchine autofocus deve essere di tipo circolare. 
   
    Digradante Neutral Density (1 e 2 stop): consente di gestire le situazioni di forte contrasto tra aree di differente luminosità; il filtro (tipo Cokin) presenta una parte gradualmente più scura (appunto di 1 o 2 stop) senza alterare i colori della scena. 
   
    Neutral Density: a differenza del caso precedente presentano la superficie uniformemente opaca e consentono di ottenere tempi di scatto più lenti. Vengono utilizzati se si vogliono ottenere degli effetti di mosso (ad es. l'acqua di una cascata), determinando tempi lenti anche quando la pellicola veloce e le condizioni di luce elevata, pur alla massima chiusura del diaframma, non lo consentirebbero.
Lo stesso risultato può essere ottenuto montando il filtro polarizzatore.  
    81A: rende più calde le tonalità delle giornate nuvolose o delle zone in ombra.
Pellicole Dia   Fuji Velvia 50 ISO (ASA): colori molto saturi, grana molto fine, alta definizione, scarsa latitudine di posa, tempi lenti; da usare con il cavalletto; a mano libera solo con bel tempo e obiettivi grandangolari e normali; pellicola 100 ISO: più veloce da usare con meno luce, per le persone, con teleobiettivi a mano libera; Kodak E200 ISO: da usare in condizioni di scarsa luce, possibilità di essere tirata fino ad 800 ISO, effetto grana.
Zaino fotografico    E' il tipo di borsa più facile da portare dato il peso dell'attrezzatura.
 Giubbotto con tasche   Utile per avere gli obiettivi a portata di mano mentre si lavora.
4.  La Composizione: il vero "tocco dell'artista"
     
Il processo di composizione   La composizione fotografica può essere banalmente intesa come l’esercizio di riempimento di un’area limitata rappresentata dal fotogramma. Quanto meglio questo esercizio verrà eseguito tanto più le nostre fotografie saranno belle ed efficaci.
Il presupposto importante da cui occorre partire è che non tutto quello che sembra essere attraente ai nostri occhi avrà la stessa forza ed efficacia una volta trasferito sulla pellicola. La nostra percezione visiva è infatti molto più ampia rispetto a quella che risulterà sulla pellicola, basti semplicemente pensare al fatto che noi vediamo una scena su un piano tridimensionale, mentre la resa di una fotografia è bidimensionale.
Il processo di composizione fotografica può essere schematizzato nelle seguenti fasi:
1) Osservazione e  analisi della scena che si presenta ai nostri occhi.
2) Individuazione degli elementi che compongono la scena.
3) Selezione dell’elemento/i principali.
4) Organizzazione di questi all’interno dell’area del fotogramma.
 
    Le prime tre fasi quindi tendono all’individuazione del soggetto principale della nostra fotografia, che per le sue caratteristiche la renderà attraente al successivo osservatore. Esistono una serie di elementi visivi che risultano fotograficamente efficaci, ad es. la forma, il colore, il motivo (ossia il ripetersi regolare di forme, linee, ecc.). Concentratevi su uno o pochi elementi della scena, in modo da rendere in maniera chiara quale sia il soggetto principale della composizione. L’ultima fase è quella più creativa perché consiste nel distribuire gli elementi selezionati nella maniera più efficace per il risultato finale.
 
    Gli obiettivi con le loro differenti focali sono lo strumento che consente al fotografo di selezionare e di organizzare la composizione. Una volta individuato il soggetto interessante provate diverse composizioni utilizzando diversi obiettivi. Muovetevi per quanto possibile intorno al soggetto (di lato, in alto, in basso, ecc.), avvicinatevi ed allontanatevi, perché non è detto che la prima posizione che avete individuato sia la migliore o l’unica (le combinazioni tra la vostra posizione e le focali degli obiettivi sono tantissime). Inoltre un ulteriore elemento di variazione è rappresentato dall’inquadratura verticale piuttosto che orizzontale.
   
Alcune regole:   Esistono varie regole compositive che un fotografo prima o poi si troverà ad applicare più o meno spontaneamente. Occorre premettere tuttavia che molte di esse possono a seconda dei casi essere derogate con risultati altrettanto efficaci.     
 
Pulizia e semplicità   Includete pochi elementi oltre a quello principale eliminando tutti quelli di disturbo o superflui in modo da ottenere una composizione il più possibile pulita, semplice e quindi chiara ed efficace rispetto a quello che volete rappresentare. 
Riempire il fotogramma   Spesso un soggetto risulta più efficace se viene ripreso da vicino anche solo in alcune sue parti fino a riempire il fotogramma. Quindi concentratevi più che sul soggetto nella sua totalità, sui suoi elementi visivi (di nuovo la forma, le linee, il colore). La deroga a questa regola può essere il fatto di ritrarre il soggetto principale molto piccolo, isolato, su uno sfondo con trama regolare o monocromatico.
     
Regola dei Terzi   Immaginate di suddividere l’area del mirino in parti uguali con due linee verticali e due orizzontali. La composizione in genere risulterà più efficace se il soggetto principale verrà collocato lungo le linee identificate (dipende dal soggetto e dalla inquadratura orizzontale o verticale) anziché al centro del fotogramma. Anche questa regola trova la sua deroga nelle riprese di scene simmetriche in cui la composizione può  risultare migliore con il soggetto collocato al centro.
   
Linea dell'orizzonte   Nel valutare dove collocare la linea dell’orizzonte si fa riferimento alla regola dei terzi tenendo presente a quale parte della scena si vuole dare risalto. Ad es. se si vuole dare risalto ad un cielo ricco di nuvole colorate, sarà meglio collocare la linea dell’orizzonte nella parte bassa del fotogramma; l’opposto si farà se il cielo non è particolarmente attraente.
   
Obiettivi grandangolari   Questi obiettivi sono i più usati nella fotografia di paesaggio, tuttavia, richiedono una certa attenzione nel comporre l’immagine. I rischi maggiori sono quelli di ottenere immagini piatte includendo troppi elementi anche inutili della scena, oppure amplificando l’effetto di lontananza del soggetto o degli elementi all’orizzonte. Sfruttate quindi la grande profondità di campo del grandangolare avvicinandovi al soggetto, oppure ricercate un elemento in primo piano che possa dare maggiore carattere e profondità alla scena.
     
 
     
5.  L' Autocritica
     
Osservare le foto degli altri   Osservate attentamente il lavoro altrui (mostre, libri fotografici, riviste, cataloghi, ecc.) cercando di cogliere il diverso modo di vedere le cose, la composizione, la tecnica adottata, ecc. Questo esercizio consente di verificare come gli altri, attraverso la propria creatività, applicano, con risultati sempre diversi, gli stessi principi universali della fotografia. Non si tratta di copiare il lavoro altrui, ma di cogliere alcuni suggerimenti per migliorare il proprio. 
Selezionare le proprie foto   Questo esercizio consente di "tirare le somme" del proprio lavoro ed è molto utile al fine del proprio miglioramento. Si tratta di scegliere, alla fine di ogni lavoro/viaggio, un numero limitato di immagini, quelle veramente migliori (le cosiddette "TOP"), n.20 max n.40, adottando criteri severi di selezione come la varietà dei soggetti, le diverse cromaticità, la diversità di inquadrature grandangolari o tele, verticali o orizzontali. Sarà un momento di forte autocritica perchè la tendenza di ognuno è quella di accettare e salvare molto del proprio lavoro. Ma per questo esercizio dovrete prendere decisioni drastiche ed anche sofferte, perchè magari alcune foto sono perfette ed ugualmente belle, ma rappresentano lo stesso soggetto in modo troppo simile. Aiutatevi con i plasticoni per diapositive. 
    Disponete le foto non in funzione cronologica, ma in funzione appunto della varietà di soggetti, di inquadrature e di cromaticità, concentrandovi quindi sul valore fotografico e non solo documentativo dello scatto. Alla fine otterrete uno o due plasticoni che sintetizzeranno realmente il vostro lavoro. Se l'esercizio viene svolto realmente con severità potrete avere difficoltà anche a raggiungere questo numero limitato di foto. A questo punto osservate attentamente e spesso questi plasticoni, perchè essi rappresentano una sorta di auto lezione di fotografia. Troverete le risposte tecniche e creative al perchè quelle immagini sono migliori, per la scelta del soggetto, per l'inquadratura, per i colori; inoltre vi abituerete a vedere le vostre immagini migliori, traendone beneficio per i lavori futuri. Infine, vi abituerete ad immaginare e quindi determinare già sul posto il risultato finale del vostro lavoro.

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